Gay & Bisex
Kidnapped - Parte 1
di foxtied
13.05.2018 |
9.291 |
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"Decido così di andarmene in camera prima del solito..."
Nell’adolescenza ho immaginato spesso di essere rapito, portato in qualche posto isolato e tenuto legato per giorni… una fantasia che ha alimentato nel tempo le mie tendenze di sottomissione rapportate alle corde, ai bavagli… alle sevizie sessuali da parte dei miei rapitori. Mi trovavo nella ex Jugoslavia per lavoro e alloggiavo in un bell’albergo, ero fuori quasi tutta la giornata e rientravo la sera per cena e per rilassarmi, ma il posto era molto lussuoso e di livello: il tutto a costi neanche lontanamente paragonabili a quelli italiani. Passavo le serate nella hall dedicata agli ospiti, leggendo un buon libro e sorseggiando dell’ottimo brandy. Anche la località offriva molto sotto il punto di vista turistico, una bellissima spiaggia, negozi, ristoranti, locali notturni… ma la vita mondana non mi ha mai attirato, quindi preferivo godermi il mio libro ogni sera.Una sera, mentre leggo il mio libro, noto due persone sedute in un angolo della sala che mi danno l’impressione che stiano guardandomi o quantomeno che stiano parlando proprio di me. Non ci faccio caso più di tanto, del resto sono in un paese straniero e accade spesso di essere oggetto delle disquisizioni della gente del posto.
La sera successiva noto però le stesse due persone e ho la medesima sensazione. Decido così di andarmene in camera prima del solito. Al mattino neanche ricordo la cosa e la mia giornata si svolge nel solito modo.
Alla sera, dopo cena, mi reco al solito nella sala ospiti, mi siedo con il mio libro e il mio brandy e, ancora una volta vedo arrivare le stesse due persone, che non hanno l’aspetto di ospiti dell’albergo, piuttosto sembrano conosciuti dal personale, ma non ospiti o dipendenti. Il pensiero mi si ferma nella mente, la cosa inizia a sembrarmi strana, finché i due si alzano, si fermano al banco di reception per qualche minuto e poi escono. Mi rilasso e non ci penso più; dopo qualche pagina, finito il brandy, salgo in camera e vado a dormire.
Al mattino, come sempre da quando sono arrivato, faccio colazione, poi chiedo il solito taxi alla reception: mi avvertono dopo pochi minuti che il taxi è arrivato ed esco per il mio solito giro. Salgo sul taxi, richiedo l’indirizzo di cui necessito e mi metto a leggere il solito quotidiano. Percorriamo diverse strade, fino ad imboccarne una abbastanza isolata, poi rientriamo nel traffico. Noto solo in questo momento che il taxi ha i vetri stranamente oscurati, non mi era mai capitato, ma non gli do poi molto peso.
Prendiamo una via laterale e improvvisamente, ad un incrocio isolato, il taxi si ferma bruscamente: non faccio in tempo a capire cosa stia accadendo che lo sportello alla mia sinistra si apre e sale un uomo con il cappuccio alzato, mentre davanti, sul lato passeggero, sale un altro uomo, sempre con il cappuccio alzato. Prima che possa tentare di reagire mi spinge un panno sulla bocca mentre l’altro da davanti mi ha afferrato i polsi e me li tira verso di lui per bloccarmi. L’uomo mi blocca con il suo peso e continua a premermi il panno sul naso e sulla bocca… l’odore che sento mi stordisce, cerco di ribellarmi ma pian piano le forze mi abbandonano e la vista si annebbia, finché perdo i sensi.
Non ho idea di quanto tempo sia passato quando inizio a riprendermi… mi rendo conto di essere legato e incaprettato dentro il portabagagli dell’auto, imbavagliato con nastro adesivo e la bocca piena di stoffa ben premuta. Non posso muovermi, le caviglie sono tirate molto vicine ai polsi, le braccia sono strette e le ginocchia unite, collegate al collo. Non riesco a comprendere cosa stia succedendo, la macchina è in movimento e non so dove mi stiano portando e soprattutto il perché. Passa del tempo che non so quantificare, forse mezzora, forse di più, finché la macchina si ferma dopo aver percorso un tratto sterrato, viste le vibrazioni… Sento gli sportelli aprirsi e chiudersi, e poi delle voci avvicinarsi al portabagagli.
Il vano viene aperto e pressoché immediatamente mi infilano un cappuccio in testa: li sento parlare nella loro lingua, poi mi prendono di peso in due e mi tirano fuori dal bagagliaio per mettermi su un qualcosa che poi si muove, forse una tavola con le ruote o un carrello, non saprei… Lo spingono per un po’ e poi, sempre di peso, credo dopo essere entrati al chiuso, mi adagiano su un letto, lasciandomi lì, legato, imbavagliato e incappucciato. Passa altro tempo senza che io senta alcun rumore o voce. Poi sento aprire una porta e dei passi che si avvicinano. Parlano sempre nella loro lingua: “Addormentalo con il cloroformio, poi spoglialo nudo e legalo al letto”... capisco solo “cloroformio” e quindi immagino che stiano per addormentarmi di nuovo.
Mi premono qualcosa di umido all'altezza del naso e della bocca, non mi sono sbagliato, l'odore del cloroformio già provato in macchina mi stordisce lentamente e dopo pochi minuti diventa tutto buio.
Mi risveglio dopo qualche ora credo, e non è un bel risveglio: sono completamente nudo, legato al letto a gambe e braccia divaricate... imbavagliato con una palla di gomma in bocca, molto grossa, tenuta da una fibbia di cuoio larga, serrata dietro la nuca. Non sono bendato, ma il fatto di essere nudo non promette nulla di buono. “Ma cosa vogliono?” mi chiedo...
Passano ore interminabili, durante le quali, per quel poco che posso muovermi, cerco di capire dove mi trovo: il letto è posto in fondo ad una stanza con le pareti dipinte di rosso, l’arredamento è molto essenziale, un tavolo, qualche sedia, due armadi... non ci sono finestre e, soprattutto, non si sente alcun rumore.
Improvvisamente si apre la porta e una persona con il volto coperto da un passamontagna si avvicina al letto: ha in mano uno smartphone... controlla i nodi che serrano le corde che mi legano, poi verifica che il bavaglio sia ben stretto. Scatta una decina di foto e mi riprende un video con lo smartphone, girando attorno al letto.
“Faremo un po’ di soldi con te, ti troverai bene, vedrai” mi dice in un italiano approssimativo... io provo ad articolare una risposta ma “MHHHFFHMGHF” è l’unico suono che riesco ad emettere. “Non sforzarti amico, il bavaglio serve a farti stare in silenzio”. Mi rassegno quando lo vedo uscire dalla porta, che si richiude con due mandate di serratura.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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